MARVELIT
PRESENTA
Di
Carmelo
Mobilia & Igor Della Libera
Libera Uscita
# 36
Los Angeles. Base dei Vendicatori
della Costa Ovest.
Le ultime 48
ore sono state tra le più frenetiche, per gli Ovest.
Gli
avvenimenti che li hanno colpiti ne hanno sconvolto l’esistenza. In Nevada hanno avuto la scioccante
rivelazione che il terribile Hulk rosso che hanno affrontato di recente è in
realtà Jim Wilson, nipote di Falcon e grande amico di Bruce Banner e Rick
Jones, creduto morto ma in realtà trasformato in una creatura gamma irradiata
dagli scienziati del Pantheon, un organizzazione di paraumani. In Giappone
invece, dopo aver combattuto contro Godzilla, sono stati costretti dal governo
locale ad accettare tra le loro file il mutante giapponese Sole Ardente. [Ultimi 3 episodi]
Ora,
tornati finalmente a casa, Henry Pym e il resto della squadra stava facendo
rapporto ai loro colleghi della squadra Est... ma anche loro avevano le loro
belle rivelazioni da fare.
<E in
conclusione Iron Man> disse Hank parlando per teleconferenza con il collega
<Da oggi Sole Ardente farà parte della nostra squadra.>
<<Si l’avvocato Sullivan
ci ha già detto tutto al riguardo. Ho avuto già a che fare con lui... sono
certo che mister Yoshida sarà un grande Vendicatore.>> disse il Vendicatore corazzato,
cercando di dare il benvenuto al giapponese, ma questi si limitò a sbuffare e a
non dire nulla, suscitando irritazione nel resto della squadra che, seduta
attorno al tavolo con la grande “A” al centro, ascoltava in silenzio.
<<Più che altro, è quanto
c’hai detto su Jim Wilson che mi lascia perplesso. Dovremmo informare Falcon al
più presto. Non so come la prenderà.... comunque, anche noi dovremmo
ragguagliarvi sulla nostra ultima missione contro le Sentinelle [1] ; il Teschio Rosso pare
definitivamente morto, e abbiamo avuto un insolito alleato. Ma prima di
parlarvene, perché non mandate Aracne a mostrare la base ai nostri due nuovi
arrivi?>>
<Ok, ho
colto.> disse Julia Carpenter <Ragazzi seguitemi> disse facendo un
cenno agli ultimi arrivati.
<Ma io
già visto la base> disse Nova <Perché hanno voluto che ce ne
andassimo?>
<Significava
che le informazioni che stanno per scambiarsi sono riservate ai membri della
squadra con una certa anzianità. > gli rispose Aracne.
Sole
Ardente continuava a sbuffare e a comportarsi come un bambino costretto a fare
i compiti.
<Senti
Shiro... posso chiamarti Shiro vero? Ti
mostro il tuo bungalow ... al momento non è arredato, ma possiamo farti
arrivare dei mobili giapponesi... come quei letti bassi che usate voi....>
<Si
chiamano futon, donna ignorante> rispose il mutante con la consueta
aggressività <e non sarà necessario; mi avete dato quella stupida card con
cui contattarmi. Quando andrete in missione, mi chiamerete. Fino ad allora,
alloggerò all’ambasciata giapponese.> disse dirigendosi verso l’uscita e una
volta sulla soglia, aggiunse:
<Chiamatemi
esclusivamente in caso d’emergenza!> e spiccò il volo verso il cielo
californiano, lasciandosi dietro la consueta scia di fuoco.
<Wow!>
esclamò Nova <Ecco un tipo che definirei “poco socievole”... vuoi che lo segua, Aracne?>
<No
Richard> sospirò Julia <Non è il caso. Lasciamolo solo per adesso. Prevedo
solo un sacco di grane da quel tipo. >
Intanto,
nella sala riunioni, Iron Man stava per fare la più sconcertante delle
rivelazioni:
<<OK ragazzi, ora che
siamo rimasti noi vecchi amici, vi rivelo chi è stato ad aiutarci a sconfiggere
il piano del Teschio Rosso ... dovreste conoscerlo bene anche voi...>>
Sullo
schermo apparve il volto di quello che forse era il più famoso dei Vendicatori.
<STEVE??>
esclamò incredulo Hank Pym.
<Cap....
ma come...?> disse She Hulk, rimasta a bocca aperta.
<Rogers>
esordì USAgent <hai più vite di un gatto...>
<Già,
confermo anch’io > aggiunse Tigra sorridendo.
<CAP!
SEI VIVO!> gridò con entusiasmo Thunderstrike.
<<Ciao ragazzi... è bello
rivedervi. Immagino che vi debba alcune spiegazioni ....>>
E Steve
Rogers raccontò di come, con l’aiuto di Nick Fury, avesse simulato la sua morte
per poter vivere una vita da civile, e chedopo aver scoperto che Bucky Barnes
era ancora vivo fosse tornato in azione con una squadra di agenti segreti.
<Caspita....
questa si che è una notizia!> disse Hank <Devo ammettere di essere ancora
sottosopra ma... sono davvero felice che tu sia vivo, Steve!>
<Vale
per tutti noi. Bentornato Cap!> disse Tigra.
<Beh è
normale che siamo tutti contenti di saperti in buona salute Steve> prese la
parola She Hulk <però devo ammettere di essere alquanto sorpresa di questo
tuo “doppiogioco” ... sorpresa e un tantinello delusa, se posso dirtelo. Sei
sempre stato l’emblema della sincerità e della trasparenza, è brutto scoprire
di essere stata presa in giro proprio da te. E’ come scoprire d’essere stati
presi in giro dal tuo fratello maggiore.>
<<Lo so Jen. Non sei l’unica a
pensarla così. Immagino che debba delle scuse a tutti se ...>>
<Finiscila
Walters. Rogers aveva tutto il diritto di rifarsi una vita. E stava a lui
scegliere con chi condividere certe informazioni o meno. E’ una decisione che
spettava a lui e a lui soltanto.> disse USAgent.
Tutti lo
guardarono come se gli fosse spuntato un terzo occhio. Agent era famoso per le
sue intemperanze e le sue sfuriate, non certo per la sua capacità di
comprensione e di empatizzare col prossimo. Ma avendo vissuto un’esperienza
simile, si sentiva di socializzare in toto con il suo illustre collega.
La
conversazione proseguì ancora per qualche minuto poi, dopo essersi congedati
coi colleghi newyorkesi, Eric Masterson prese la parola:
<FIUUU!
Dio, è stata davvero una settimana piena... e si è conclusa con una notizia
bomba!>
Tigra si
stiracchiò con fare felino <Io vorrei dormire per una settimana.>
<Ehi ma
dove sono andati Nova e Aracne con quello nuovo?> chiese USAgent
<Uh Sole
Ardente ci ha lasciati> disse l’ex donna ragno entrando nella sala.
<Di
già?> chiese sarcasticamente She Hulk.
<Dice
che alloggerà all’ambasciata giapponese e di convocarlo solo in caso di
missione. Quel tizio ci procurerà parecchie noie, ve lo dico io.>
<Già ..
pure in Giappone non s’è mostrato particolarmente amabile. Fa sembrare USAgent
mister simpatia.> notò Masterson.
<EHI!>
esclamò Agent, punto sul vivo.
<Piuttosto
che compiti ci aspettano adesso, dottor Pym?> chiese Nova
Henry si
arruffò i capelli e poi disse:
<E’
stava davvero una settimana piena, ragazzi. Madripoor, Tokyo, Nevada.... non ci
siamo fermati un momento. Credo che sia il caso di prenderci qualche giorno di riposo.
Rilassatevi. Prendetevi tempo per voi stessi. Ci vediamo nuovamente qui tra tre
giorni. Rompete le righe Vendicatori!>
Il resto
della squadra sembrava non desiderasse altro che sentire quelle parole. Ci fu
un boato come ai tempi della scuola, quando all’ultimo minuto mancava
l’insegnate e c’era l’ora buca.
Tra i più
entusiasti c’era Thunderstrike :
<Dio,
una giornata tutta per me! Non credevo che ne avrei più vista una! Sapete che
faccio? Prendo Kevin e lo porto a Disneyland!> esclamò entusiasta.
<Disneyland?
Dici davvero?> chiese Aracne.
<Certamente!E’
da quando ci siamo trasferiti in California che gliel’ho promesso... e voglio
farlo prima che ce lo porti quel fesso del nuovo marito della mia ex!>
<No
perché stavo pensando.... sarebbe un
problema se io e Rachel ci unissimo a voi?>
<Scherzi?
Kevin ne sarebbe felicissimo!>
<Grande.
Allora è fatta. Vado a cambiarmi e a darle la bella notizia.>
E mentre
osservava la collega allontanarsi nel corridoio, al possente tonante venne in
mente che lei non lo aveva mai visto nei panni di Eric Masterson. Julia era una
donna avvenente e formosa, lui un uomo ordinario... e se fosse rimasta delusa?
Intanto,
rimasto solo nella sala riunioni, Hank Pym estrasse il cellulare e avviò la
chiamata verso il numero della sua attuale fidanzata, Trish Starr.
<Pronto
Trish?>
<<Hank! Ciao! Sono contenta di
sentirti... stavo iniziando a preoccuparmi...
ho sentito il TG e quello che è successo in Giappone... state tutti
bene?>>
<Si, ce
la siamo cavata; abbiamo sconfitto il cattivo e salvato la brava gente....>
<<Lo fai sembrare un
gioco....>>
<Già,
anche se in realtà non lo è stato affatto... in ogni caso, adesso sono tornato
e ho voglia di trascorrere la serata con te. Che ne dici se andiamo a cena in
un bel ristorante?>
<<Ne sarei entusiasta! Ti
aspetto a casa allora...>>
<Passo a
prenderti alle otto.> rispose affettuosamente lui, prima di chiudere la
conversazione.
Hank si
sentiva bene. La sua relazione con Trish procedeva alla grande. Era bello avere
una relazione con una donna che non facesse parte del giro dei supereroi....
avere il modo di staccare la spina e chiudere con quel mondo, almeno per un
po’. Forse è anche per questo motivo che le cose con la sua ex moglie non
avevano funzionato.... Janet adorava essere Wasp, e ogni qualvolta i due si
allontanassero dalla squadra per prendersi del tempo per loro, lei era sempre
la prima a voler tornare. Non riusciva mai a staccarsi completamente. Per lui
era come essere la sua spalla. Con Trish era diverso.... con lei non doveva essere
“Henry Pym, il Vendicatore” ma semplicemente Hank.... solo Hank. E questa cosa
lo faceva stare bene.
Fuori
dall’edificio, USAgent era di tutt’altro umore. Essere un Vendicatore e un
agente federale era tutta la sua vita.... trovarsi di colpo senza una missione
l’aveva spiazzato. Che fare? Quando si rese conto di essere da solo, lontano da
orecchie indiscrete, esattamente come il suo compagno di squadra prese il
cellulare e decise di chiamare la sua ragazza Valerie Cooper al telefono.
Magari
riuscivano a programmare una vacanza improvvisata?
Dopo
parecchi squilli la donna rispose al telefono.
<<Ciao John. Scusa ma sono
molto presa....>>
<Senti
Val stavo pensando... cioè mi sono trovato improvvisamente con l’agenda libera,
per cui mi chiedevo se ti andava ....>
Sentì che
Valerie aveva allontanato il telefono dalla bocca e stava parlando con qualcun
altro.
<<Scusa John... te l’ho detto,
ho parecchio da fare. Tra poco ci sarà
una riunione col presidente. Cosa volevi chiedermi?>>
<No
niente... io.... volevo solo sapere come stavi. Tutto qui.>
<<Sto
bene, grazie. Sono occupatissima, a pranzo ho mangiato solo un sandwich e
adesso....> ci fu un'altra pausa, qualcuno aveva richiamato la sua
attenzione.
<<Scusa devo proprio scappare.
Ti chiamo io stasera.... o domani. Insomma quando ho un minuto libero, ok?
Ciao!>>e
terminò la conversazione.
Agent ci
rimase molto male. Sapeva quanto Valerie tenesse alla carriera e quanto fosse
brava nel suo lavoro... solo, certe volte si chiedeva per quanto tempo le loro
professioni li avrebbero tenuti lontani. Come si fa a costruirsi una famiglia
con una donna del genere? Prima o poi sarebbe stato un argomento da
affrontare. Deluso e amareggiato, sapeva
che gli era rimasto solo un posto dove potersi recare.
Monti Adinrodack.
Progetto Pegasus
Robbie Rider rifilò un'occhiataccia al fratello.
Aveva sperato che quella visita gli avrebbe permesso di continuare i suoi
esperimenti e le sua analisi dell'elmo dei Nova Corps che conferiva i poteri a
Richard. L'altro Rider rimase impassibile e diede un morso al suo taco.
L'elmo era appoggiato su un tavolino metallico
di fianco a lui. Si trovavano nel laboratorio di ricerca dati sulle energie
extraterrestri. Gli schermi erano simulazioni olografiche tangibili. Fantasmi
di monitor che però, Robbie poteva utilizzare grazie a dei guanti di realtà
aumentata.
<Un no definitivo?>
<Un no definitivo.> rispose Richard.
Avrebbe
voluto aiutare il fratello, ma se si poteva fidare ciecamente di lui non poteva
fare altrettanto con i capi di quel progetto. E poi c'era la storia di suo zio,
uno scienziato che come suo fratello voleva scoprire i segreti dell'elmo e finì
per farsi uccidere da un criminale di seconda categoria come Photon.
<So che sei preoccupato per me e hai paura
che la mia ricerca sull'elmo possa mettermi nei guai... ma dovresti stare
tranquillo. Lo sai che mio fratello è un Vendicatore?> scherzò ma la cosa
rese solo più angosciosi i pensieri di Richard. Finì il taco.
<Mettiamo il caso che accetti e ti consegni
l'elmo per le tue ricerche, qual è il tuo obiettivo?>
<I dati contenuti nell'elmo. L'ultima volta
che sei stato qui ho compreso che il tuo elmo è la più grande banca dati
extraterrestre esistente. Lì dentro ci sono catalogate tutte le esperienze dei
tuoi predecessori nei Nova Corps e queste risalgono fino al giorno della
fondazione del gruppo di protettori spaziali. Ti rendi conto di come le
ricerche in ogni campo, biologico tecnico, quantistico... potrebbero progredire
se in possesso anche solo di una parte di quelle informazioni.>
<Quando ti ecciti per cose scientifiche mi
fai paura. Comunque hai risolto il mio dubbio. Lo sai meglio d me che tutte le
informazioni che dici non è detto che finiscano per essere usate per il
progresso e il bene del mondo. Non voglio nemmeno citarti tutti i casi di
utilizzo diciamo criminale di cose che sulla carta non lo erano.>
<Se non posso estrarre le informazioni
potresti almeno farmi interagire con l'intelligenza artificiale nell'elmo? Mi
piacerebbe fare quattro chiacchiere con lei.>
<Le quattro chiacchiere e anche altro
dovresti farle con una femmina della nostra specie. Un topo di laboratorio al
tuo confronto è un frequentatore di Ibiza. > Richard stava cercando di
sviare da quella discussione.
<Dovresti uscire. O forse c'è qualche
scienziata che ti ronza attorno?>
Robbie si imbarazzò di colpo e il fratello capì
subito che qualcuna c'era e che forse tutte quelle parole sull'elmo erano un
modo anche da parte sua di cercare di sfuggire ai suoi sentimenti, alla realtà
delle emozioni.
<Sei diventato un semaforo rosso. Chiaro
“Defcon 3 tipa che mi piace”.>
Robbie si avvicinò a Richard e gli parlò con una
schiettezza, su quel tipo di argomenti, che non gli era propria, ma doveva
sfogarsi con qualcuno e non c'era nessuno meglio di suo fratello.
<C'è una ragazza, si chiama Danielle Blunt ma
la nostra relazione, caso mai iniziasse, sarebbe a dir modo complicata.>
<Lavora qui? > chiese Richard divertito da
quella confessione che rendeva il suo fratello scienziato finalmente umano.
<Non proprio. Sta nella struttura, ma fa
parte del livello di contenimento.>
<Mi stai dicendo che hai preso una cotta per
una detenuta? E' una criminale. Non sapevo ti piacessero le ragazzacce... a
dire il vero non sapevo ti piacessero le ragazze.>
<Dai, non prendermi in giro come facevi
quando eravamo più piccoli... è una cosa seria. Lei mi piace. Ci siamo
conosciuti durante delle analisi dei suoi poteri.>
<Insomma la tua versione distorta di
“giochiamo al dottore”.>
<La smetti? Lei non è cattiva... qualcuno le ha fatto credere di essere la
figlia illegittima di quel criminale, Electro. >
<Non ho mai avuto il piacere di combatterlo.
Quindi non è la figlia di Electro? >
<No. Qualcuno le ha impiantato delle false
memorie e credo anche che abbia fatto uscire i suoi poteri latenti. Non so
perchè e non so chi.>
<Lo so che stai fremendo dalla voglia di
farmi incontrare la tua ragazza.>
<Non è la mia ragazza!> si difese Robbie
ma in realtà la sua agitazione tradiva il fatto che avrebbe voluto che lo
fosse.
Poco fuori L.A. Casa di Patricia Starr.
La piccola villetta era su una stradina in
salita. Henry suonò al citofono posto sul cancello, pochi istanti dopo questo si
aprì lasciandolo entrare nel giardino. Era curato, con l’erba tagliata da poco.
Trish uscì sulla soglia pochi minuti dopo.
<Ciao Hank... hai fatto presto!> disse
andandogli incontro.
Henry notò come la ragazza non avesse ancora
indossato la protesi bionica che le aveva procurato. Anni fa la ragazza aveva
avuto una brutta esperienza con un prototipo simile e da allora decise di farne
a meno. Oggi, con le nuove scoperte nel campo della cibernetica, Henry gliene
aveva procurato uno altamente sofisticato. Molte persone comuni farebbero carte
false per averne uno, ma Trish sembrava proprio non volerlo accettare. Aveva
bisogno di tempo per superare lo shock dell’ultima volta.
Hank cercò di mascherare il dispiacere e le andò
incontro.
<Trish tesoro... sei incantevole.> disse
dandole un bacio.
<Ho prenotato per le otto e mezza da Don Juan uno dei migliori ristoranti
argentini della città. Dicono che si mangi da dio.>
<Alle otto e mezza? Hank, ma manca meno di
mezzo’ora... con in traffico di Los Angeles... non arriveremo mai in
tempo....>
<Dimentichi, tesoro, che il tuo fidanzato ha
parecchi assi nella sua manica.... letteralmente!>
Dal polsino della giacca fece cadere un
oggettino. In pochi secondi lo inondò con le sue particelle e questo assunse le
sue dimensioni originali.
<Te lo ricordi Rover, vero cara?>
<Vuoi dire che ci andremo... >
<Esatto cara. Voleremo. >
Hank la fece salire a bordo, poi mise in moto il
suo mezzo e in pochi istanti questi si sollevò a mezz’aria.
<Oh Signore... è come stare su una decapottabile
ma allo stesso tempo è come essere a bordo di un elicottero!E’ una
sensazione... inspiegabile!> esclamò con entusiasmo la ragazza.
Hank la guardava sorridere e il cuore gli si
riempiva di gioia. Fece nuovamente un paragone con Janet... a lei aveva donato
dei superpoteri, permettendole di tramutarsi in una vespa... ormai volare per
lei era naturale come camminare. Ma per Trish si trattava di un’esperienza
completamente nuova e anomala, e quella sua gioia, quel sano entusiasmo, quella
capacità di stupirsi per cose che per lui era ormai assodate, gli procurava una
sensazione di normalità, di spensierata innocenza che lo rendeva felice.
Los Angeles. Sede del
FBSA.
Smessi i panni di USAgent, John Walker indossò
quelli dell’agente Jack Daniels, e si sedette alla sua scrivania, accendendo il
computer. Ufficialmente era in “servizio esterno” (storia di copertura che i
superiori gli davano quando doveva assentarsi nei panni di USAgent) ma non
avendo nulla da fare, decise di tornare in ufficio ad aggiornare il database o
a sistemare l’archivio. Avrebbe potuto tornarsene a casa, o andare a correre in
spiaggia, ma avrebbe rimuginato sulla sua solitudine e si sarebbe ulteriormente
depresso, quindi come fanno molte persone in questi casi, si buttò nel lavoro,
cercando di non pensare.
<Ehi Daniels!> lo chiamò un collega. Si
voltò e riconobbe Phil Coulson, uno dei due suoi colleghi a conoscere la sua
doppia identità. Jack notò che non indossava il solito completo ma aveva un
jeans e una camicia a quadri.
<Credevo che oggi ti toccasse essere in
servizio coi Vendicatori... è successo qualcosa?>
<No, nulla. Solo tre giorni di licenza,
diciamo. Ultimamente ne abbiamo passate ... beh cose dell’altro mondo, credimi.
La squadra si è meritato un periodo per rifiatare.>
<Bene. E tu lo passi qui in ufficio, la tua
licenza premio?>
Non seppe rispondergli. Poi gli girò la domanda:
<E tu piuttosto? Credevo fossi di
riposo...>
<Lo sono infatti. Ma avevo dimenticato una
cosa nell’armadietto.>
<Bene. Divertiti.> rispose, freddo e
distaccato come al solito.
Di solito la gente si sentiva a disagio,
d’innanzi al muro emotivo che John alzava, ma Phil Coulson non era tipo da
farsi intimidire facilmente, nonostante quell’ aria sorniona e pacifica che
aveva.
<Alzati, Daniels. Vieni con me, devo
mostrarti una cosa fuori.>
<Che cosa? Senti non ho voglia ....>
<Poche storie. In piedi.>
Lo afferrò per il possente braccio e lo tirò
verso di se, convincendolo ad alzarsi e a seguirlo. Uscirono dal palazzo e
davanti all’ingresso Coulson gli mostrò la cosa di cui andava più fiero:
<Allora? Che ne pensi?>
<Cavolo Coulson... è davvero un gioiellino!!
> esclamò John vedendola: una Chevrolet Corvette rosso ciliegia,
decapottabile.
<E’ del 1962. Si chiama Lola.>
<Piacere mio.... > disse ancora John, accarezzandone
il cofano.
<Per favore, non toccarla.>
<E’ decisamente più bella del SUV nero su cui
giri di solito.>
<Quella è di servizio. Senti, mi
accompagneresti da una parte?>
<Me la faresti guidare?>
< Non ho detto questo.> rispose con il
solito sorrisetto <Sali dal lato passeggero.>
***
Los Angeles. Consolato giapponese.
Sole
Ardente stava facendo rapporto ad un suo superiore, il ministro Fujima.
<..... e
per concludere, Fujima –san, ora sono a tutti gli effetti un Vendicatore della
Costa Ovest, proprio come volevate voi.*> disse mostrandogli la sua tessera.
* = parlano in
giapponese.
<E mi
dicevi che ti hanno mandato via a metà di un briefing con quelli di New York,
giusto?>
<Si
signore.>
<Mmmm.... non mi piace. Pensi si tratti di una sorta di
rito d’iniziazione o un tentativo di discriminazione? Dopotutto, sei l’unico
straniero della squadra....>
<No,
nulla di tutto questo. Hanno fatto uscire dalla stanza tutti i novizi. Credo si
trattasse di informazioni riservate solo ai membri di una certa anzianità.
Hanno anche loro delle specie di gerarchie...>
<Come nell’esercito intendi?>
<No, più
del tipo squadra di baseball... sai, giocatori più anziani che discutono con
l’allenatore mentre i novizi che portano le mazze...>
<Chiaro.
Che impressione hai avuto di loro?>
<Alcuni
di loro sembrano dei gran bifolchi. Ostentano la tipica arroganza
americana....> disse con una malcelata nota di fastidio.
<E’ per
questo motivo che hai rifiutato la loro offerta di alloggio?>
<Sì è
così. Non intendo socializzare con loro per nessun motivo. Combatterò al loro
fianco, se proprio sono costretto a farlo, ma niente di più di questo!>
<Temo
che tu non abbia ancora capitol’importanza del tuo compito, Yoshida-san....>
<Infatti
è così. Cosa c’entro io con questi americani? Voglio solo tornare a casa e
proteggere il mio, di paese!>
<Ma è
così che stai proteggendo il paese, non lo capisci? A distanza di pochi mesi
questi Vendicatori sono venuti in Giappone a causare più danni di un terremoto!
Sono una potenziale minaccia, al di là delle garanzie dateci dalle Nazioni
Unite. Abbiamo bisogno di qualcuno che li tenga d’occhio, che ci dica ogni loro
mossa e che ci sveli ogni loro segreto.>
Shiro si
fece scuro in volto.
<Credevo
fosse solo una questione d’immagine, di prestigio.... voi volete davvero che io
li spii per conto vostro?>
<Vogliamo
che tu ci riferisca tutto quello che c’è da sapere sul conto di questi
Vendicatori.>
<Ma
Fujima-san.... ammetto di essere il primo a non apprezzarli, e di non gradire
il modo in cui hanno portato le loro battaglie nelle nostre strade... ma stiamo
parlando di eroi, signori. Gente che ha salvato il mondo in diverse occasioni.
Non vi è onore in quello che mi chiedete di fare....>
<C’è
onore nel servire il tuo paese, Yoshida- San. Tu sei fedele al Giappone, ne
porti i colori. Sei disposto a tutto per esso, anche a morire. So che eseguirai
gli ordini senza cedere a questi sentimentalismi.>
Shiro annuì
facendo un inchino, per non mostrare l’espressione di rabbia che aveva sul
volto.
<Si,
Fujima-san...> si limitò a dire.
A largo del molo di Los
Angeles.
<Non sapevo che tu avessi una barca, Coulson.
Dì, quanto ti pagano in più rispetto a noi agenti comuni?>
<In realtà è un cimelio di famiglia.
Apparteneva a mio padre. Ho passato diverse domeniche a restaurarla e
rimetterla a posto. Come faceva Roger Murtaugh in “Arma Letale” hai
presente?>
<Precisamente. E’ veramente bella> disse
John <Ed è stata un’ottima idea quella di venire a pescare. E’ una vita che
non ci andavo... quand’ero ragazzo, con mio padre e mio fratello ci andavo
spesso... ma è passata una vita....>
<Io cerco di venirci tutte le volte che
posso. Mi rilassa pescare. Anche se è passato molto tempo dall’ultima volta che
l’ho fatto con qualcuno...>
John si rese conto che era la prima volta che
lui e Coulson parlavano di cose non legate al lavoro, e si rese conto in fondo
di non sapere nulla di lui.
<Non hai una famiglia?>
<Sono sposato col mio lavoro.>
<Si beh... anch’io. >
Coulson prese una Budweiser dal cestello con
ghiaccio e gliene porse una.
<Dovremmo prenderla come un’abitudine allora.
Gli uomini soli come noi devono farsi compagnia a vicenda.... che ne pensi,
Jack?>
Walker afferrò la bottiglia.
<Penso sia una magnifica idea.... Phil.>
Progetto Pegasus.
<Ho fatto in modo che a differenza di altri
ospiti del livello di contenimento > disse Robbie inserendo la sua card di
fianco alla porta del settore più protetto del progetto, questa si aprì e i due
fratelli entrarono nel corridoio di collegamento con quello delle celle
energetiche <avesse una vera e propria stanza. Non è cattiva e si è
consegnata prima di scontrarsi con qualche eroe. Vuole essere liberata dai suoi
poteri, ma non credo che ciò sia possibile...>
Richard adesso capiva perchè Robbie voleva
mettere le mani sul contenuto dell'elmo. In quell'immenso numero di dati e
informazioni poteva esserci quella giusta per invertire la condizione di questa
Danielle. Richard indossò l'elmo e
chiese a Robbie di non far parola con la ragazza sul fatto che erano fratelli.
<Quindi perchè Nova dei Vendicatori dovrebbe
essere interessato a Danielle... o meglio Aftershock... ehi, abbiamo trovato
insieme il nome. >
<Diciamo che i Vendicatori stanno vagliando
la possibilità di aggiungere membri giovani alla loro Accademia dei Vendicatori... possiamo anche dirle che una
di queste è quella di recuperare criminali redenti con super poteri...
avviandoli sulla strada del bene. Dopotutto Capitan America fece lo stesso
tempo fa con Occhio di Falco, Scarlet e Quicksilver... come vedi, ho iniziato a
leggermi tutti i file della storia dei Vendicatori...>
<Ci siamo.> disse Robbie digitando una
combinazioni di numeri e lettere su una parete.
Questa si sollevò rivelando una cella
particolare, ampia come un attico.
Al centro
una ragazza dai capelli tagliati corti stava facendo ginnastica. Era in tuta e
Richard dovette ammettere che aveva le curve al posto giusto. Intorno a lei
c'erano piccoli fulmini e mentre faceva esercizio li controllava facendoli
scontrare con il pavimento e le pareti.
Si bloccò vedendo Robbie e Nova e li raggiunse.
Una muro elettroassorbente li divideva.
Richard notò come lei cercasse di far combaciare
il suo palmo con quello del fratello appoggiato sull'altro lato. Nova cercò di
essere professionale.
<Quindi questa è la famosa Danielle Blunt. Ho
sentito parlare molto di te, ragazza.>
<Io invece non so nemmeno chi sei. >
<Sono Nova, un Vendicatore della Costa
Ovest.>
<Piacere. Robbie, perchè hai portato testa a
secchio con te? >
<Perchè i Vendicatori stanno valutando
possibili membri giovani per nuovi gruppi e hanno richiesto anche al progetto
di fornire dei candidati... farei di tutto per poterti liberare da questa cella
e renderti di nuovo libera.>
<Non voglio diventare un Vendicatore,
passerei solo da una prigione con le pareti elettroassorbenti ad un’altra senza, ma comunque prigione sarebbe. Possono dirti
quello che vogliono Robbie, ma per loro una criminale rimane tale. >
Nova era amareggiato da quella risposta e Robbie
capì che Danielle doveva percorrere ancora molta strada per essere totalmente
recuperata. Si scusò e lei tornò ai suoi esercizi.
Mentre la parete tornava ad essere celata dallo
schermo Nova guardò negli occhi Robbie.
<Le piaci> disse solo.
Robbie rimase in silenzio fino a quando non
tornarono nel laboratorio.
<E' una ragazza ferita da tutto quello che le
è successo. Ha recuperato solo di recente il suo vero nome. Fino a pochi mesi
fa, prima di venire qui, credeva di essere la figlia di qualcun altro. Non sa
chi sia il suo vero padre e come vedi dà la colpa al sistema e agli eroi che
non l'hanno salvata dal mostro.>
<Le piaci, e questo conta. Vedrai che
troverai il modo di aiutarla anche perchè furbacchione non mi hai detto che
aveva un culo spettacolare.>
<Richard...>gridacchiò il fratello con il
tono che avrebbe usato un genitore davanti alla frase sconveniente di un
figlio.
<Adesso devo passare da mamma e papà, ma mi
ha fatto piacere passare il pomeriggio con te e vedere la tua ragazza. Per
quanto riguarda l'elmo ci penserò un po' su... non per il riversamento
nell'hard disk del progetto dei dati, ma per parlare con il genietto
informatico qui dentro.> tamburellò le dita sull'esterno dell'elmo <Di
una cosa sono sicuro; finirete per andare d'accordo, siete entrambi due
rompiscatole precisini, e io la vostra vittima preferita. >
***
Los Angeles. Cimitero
Westwood Memorial Park.
La tomba di Billy Wilder con il suo epitaffio “sono uno scrittore ma d'altronde nessuno è
perfetto” strappò un sorriso a Jennifer che stava camminando spedita verso
la zona del cimitero dove si trovava la lapide di suo padre, Morris
Walters.
A Los Angeles non c'era un camposanto senza
qualche celebrità che lo aveva scelto per il suo ultimo riposo. Alcuni avevano
così tanti ospiti illustri del mondo dello spettacolo e della musica che la
quiete di quei luoghi era messa a dura a prova dai turisti in cerca di selfie
con le lapidi più celebri. Se ci fossero
stati avrebbero sicuramente fatto foto alla gigantessa di giada.
Non indossava il suo costume da She Hulk ma
abiti da Jennifer era comunque imponente e splendida con la pelle scoperta dai
vestiti di un verde dai riflessi di smeraldo.
Una volta sul posto Jennifer tolse i fiori ormai
appassiti e li buttò in un cestino, prima di sostituirli con il mazzo fresco
che aveva portato con se. Si scusò con suo padre per la lunga attesa ma gli
impegni come vendicatrice ovest l'avevano tenuta lontana dalla normalità. Era come se stesse parlando con il suo
spirito.
<Non sto cercando di giustificarmi però sono
sicura che ti piace sentire come ho passato gli ultimi mesi. Anche da vivo eri
ad un tempo preoccupato per la mia attività da super eroina ma anche curioso di
sapere chi avevo preso a pugni.>
Si bloccò come se desse il tempo allo spirito di
suo padre di rispondere.
<No, niente Titania e Uomo Assorbente ... lo
so che li hai nominati solo per prendermi in giro. Mi dicevi sempre “che razza di nemici sono, non puoi averne
di seri come tutti gli altri?”>
Le parve quasi di sentire la voce dura ma anche
dolce di suo padre.
Si sedette davanti alla lapide e mentre gli
parlava del clone di Thanos e della vicenda del trono di Titano, dell'attacco
dell'isola volante e di Corvo rosso non si accorse nemmeno che il sole stava
tramontando e che le ombre degli alberi si stavano allungando sul terreno,
stiracchiate dagli ultimi raggi di luce.
<Si è fatto tardi papà> represse una
lacrima <Spero di tornare a trovarti presto. Lo so, starò attenta... non
voglio che tu stia in pensiero per me, tra i due sono io quella che può
trasformarsi in una montagna di muscoli verde. Non sono più una bambina, e
anche se tu dici che lo sarò per sempre... questo non cambia il fatto che
quella vecchia gracile Jennifer che dovevi proteggere non c'è più.>
Quei ricordi tornarono in superficie con forza.
Le parole la riportarono indietro a quando suo padre, sceriffo di una delle
contee cittadine, le diceva queste cose e si preoccupava per lei anche se
cercava di nascondere la sua apprensione.
<Non importa se cerchi di farmi stare meglio,
che non vuoi che mi prenda le mie responsabilità per quanto ti è successo....
ma se io non fossi diventata She Hulk tu saresti ancora vivo... io avrei avuto
una vita differente... magari sarei finita per sposarmi con uno dei ragazzi con
cui cercavi di mettermi insieme...>
Senza riuscire a fermarsi She Hulk colpì il
terreno con un pugno e la forza su sufficiente ad aprire una ferita nel
terreno. La lapide di suo padre venne
scossa ma non subì danni.
<Scusa papà, adesso è meglio che vada. Mi ha
fatto piacere parlare con te, anche se so che non l'abbiamo fatto davvero.>
Lei si alzò, cancello con il dorso della mano le
lacrime dai suoi occhi e tornò sui suoi passi. L'ultima luce allungò la sua
ombra sul terreno e per un attimo fu come se la She Hulk in lei cercasse di
staccarsi dal suo corpo.
Los Angeles Police
Department
Tigra pensava di passare la sua giornata libera
su una sdraio sotto il sole, a bordo piscina ma quando rientrò,dopo l'ultima missione,
un messaggio nella sua segreteria telefonica le fece cambiare programma.
Non sentiva quel nome, detective Demetrio
Sanchez, da un bel po' di tempo e a dire il vero aveva fatto di tutto per
scordarlo. Era legato ad uno dei momenti più brutti della sua vita, la morte di
suo marito William Nelson per mano di colleghi poliziotti corrotti. Quei
bastardi si facevano chiamare il pugno blu e dispensavano la loro giustizia in
cambio di mazzette.
Demetrio Sanchez al tempo dell'omicidio di suo
marito era il suo compagno di pattuglia.
Tigra non poteva immaginare che Sanchez avesse
chiesto il trasferimento da Chicago a Los Angeles. Si stupì che ci avesse messo
del tempo prima di farsi sentire ed invitarla al distretto come diceva il
messaggio.
Greer indossava pantaloni e maglietta, i primi
erano fatti di molecole instabili adatti per chi, come lei, ha la coda. Non era
il caso di passeggiare tra le scrivanie di sbirri indaffarati in bikini scuro.
Sanchez la condusse negli spogliatoi dove non c'era nessuno. Su una panca trovò
un giubbotto anti proiettile e dei fucili appoggiati agli armadietti.
<Questo è per me> prese il giubbotto
<ma se ne hai bisogno anche tu posso procurartene uno. >
<Il mio pelo non è anti proiettile. Questo è
il tuo modo per dire ciao ad una vecchia amica?>
<Mi serve il tuo aiuto. Ho un'indagine in
corso e c'è qualcosa di strano. So che non ci vediamo da quanto è morto William
e so che anni dopo, quando lo hai vendicato e hai grattato via un po' di marcio
dalla polizia di Chicago io non c'ero. Avevo lasciato già da un po' la Città
Ventosa.>
<Allora è proprio il tuo modo di dirmi ciao.
La verità è che non ti sono mai piaciuta troppo e di sicuro non avresti mai
immaginato che la fragile Greer, quella che secondo te distoglieva William dai
suoi compiti, sarebbe diventata un membro dei Vendicatori.>
<Non ero geloso del vostro rapporto. Eravate
marito e moglie e William era felice con te. La sua morte mi ha cambiato, ha
cambiato la mia prospettiva sul lavoro della polizia... dovevo andarmene e l'ho
fatto. >
<Sono in città da un bel po' di tempo...
dalla prima formazione dei Vendicatori della Costa Ovest, pensa ... perchè
chiamarmi solo ora?
<Perchè mi serve qualcuno come te con i
poteri per coprirmi le spalle.>
<Dove dobbiamo andare?>
Sanchez finì di mettersi il giubbotto
allacciandolo lungo i fianchi. Infilò una pistola nella fondina e prese il
fucile controllando che fosse carico a dovere. Aprì poi il suo armadietto e
tirò fuori delle foto tenute assieme da una graffetta.
<Voi Vendicatori vi occupate delle minacce
dallo spazio...>
<Già e non solo. Ultimamente abbiamo fermato
Godzilla impedendogli di distruggere il Giappone....>
<Quindi sei stata fuori città e non hai idea
della serie di sparizioni e delitti che la sta insanguinando.>disse come se
la battuta di Greer non l’avesse minimamente toccato <Sono ragazzi di strada
o disadattati, dai un'occhiata a queste foto...
Tigra voleva chiedergli perchè c'era solo lui a
parlarle. Non si trattava di un'operazione di polizia? Non riuscì però a
domandarglielo, perchè rimase disgustata, arrabbiata e anche un po' spaventata
da quanto vide nelle immagini.
C'erano dei cadaveri a cui erano state asportate
libbre di carne. Porzioni triangolari dal petto. Era stato fatto tutto con
precisione.
<Allora? E’ roba che ti toglie la voglia di
mangiare per un bel pezzo...>
Tigra lasciò cadere le foto sulla panca e fu a
quel punto che per un bizzarro caso del destino alcune delle immagini si
sovrapposero. Aveva già visto quel tipo di disposizione. I pezzi asportati non
erano gli stessi. Tigra inizio a girare le foto, le tre che aveva e capì che
mancavano ancora due parti prima di comporre qualcosa che aveva un aspetto
tristemente familiare. Non potè che sussurrare un nome.
<Pandemonio....>
CONTINUA...
Dopo le numerose battaglie e i
viaggi che sono stati costretti a fare, regaliamo una giornata di relax ai
nostri eroi. Ma una nuova – anzi, una vecchia – minaccia si profila
all’orizzonte, e state certi che presto saranno costretti e indossare
nuovamente i loro costumi e scendere in pista.
Vi ricorderete di certo il nome di
Pandemonio, uno dei più vecchi nemici degli Ovest... che cosa vorrà, questa volta?
Lo scoprirete nel prossimo episodio,
naturalmente!
Carmelo & Igor
1=
E’ avvenuto su Vendicatori MiT # 89 / 90.